La nuova legge regionale sui beni confiscati alle mafie non è sufficiente a generare processi di cambiamento. Questa in sintesi la posizione espressa dal P.O.L. Osservatorio permanente per la legalità del Litoriale Domitio in seguito all’approvazione della legge, avvenuta all’unanimità nella seduta pomeridiana del Consiglio regionale del 30 gennaio 2018.
Il sodalizio – formato da varie organizzazioni del terzo settore operanti nei comuni di Castel Volturno e Giugliano – pur riconoscendo il valore della norma esprime alcune perplessità riguardo al reale contributo che un’ulteriore legge possa dare ai processi di cambiamento avviati sul territorio campano.
“Questa legge introduce interessanti novità come la possibilità di utilizzare i beni per rispondere all’emergenza abitativa, l’istituzione di un fondo sui beni confiscati che finanzia non solo la ristrutturazione degli immobili confiscati, ma anche la nascita di start up e le esperienze di riutilizzo già in essere, la valorizzazione del lavoro di rete, della sostenibilità e delle best practice basate sull’inserimento sociale e lavorativo delle persone svantaggiate attraverso il sistema dei Budget di Cura. Ma già avevamo una legge sui beni confiscati e piuttosto che una nuova normativa di riferimento aspettavamo i regolamenti attuativi della 7/2012”. dichiarano gli aderenti al P.O.L. Litorale Domitio.
“Territori difficili come Castel Volturno, hanno bisogno ora più che mai di azioni concrete e la valorizzazione dei beni confiscati è un’importante occasione di riscatto. L’augurio è che stavolta si passi dalle parole ai fatti, e che la politica agisca velocemente per redigere i regolamenti attuativi della legge”. Anche nel territorio castellano esistono tante buone pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati, come il centro di aggregazione giovanile gestito dall’Associazione A.R.CA. che dà sostegno e opportunità ai minori, o la sartoria sociale “Casa di Alice” della cooperativa sociale “Altri Orizzonti” che dà lavoro a donne africane e italiane. “Esistono tante esperienze simili che, pur tra mille difficoltà, cercano quotidianamente di produrre una comunità migliore. Con un coordinamento efficace tra istituzioni e società civile potrebbero trovare ‘casa’ all’interno degli 82 beni confiscati che il comune di Castel Volturno si ritrova a gestire. Ma non sempre le istituzioni riescono ad essere al nostro fianco, lasciandosi sopraffare della burocrazia, lasciando che tanti bisogni rimangano inevasi o che tutto il loro peso cada su organizzazioni del terzo settore sensibili”.
Un importante tentativo di avviare un coordinamento efficace tra istituzioni e società civile, ha portato alla nascita di un tavolo di concertazione permanete tra il Comune di Castel Volturno e le associazioni locali, nonché la creazione di una short list quale metodologia per promuovere una tempestiva ed efficace assegnazione dei beni confiscati ad organizzazione del terzo settore. Un’occasione mancata, dato che in questo contesto non ha ottenuto i risultati sperati, ma una buona pratica nazionale che, grazie al lavoro di contaminazione promosso dalle associazioni locali mediante i campi di Estate Liberi del Presidio Libera Castel Volturno, è stata “copiata” ed attuata dal comune di Genova attraverso l’istituzione della “white list”, attraverso cui il capoluogo ligure sta restituendo i beni confiscati alla collettività. “Nonostante quest’occasione mancata – conclude il sodalizio – continueremo a dare il nostro contributo affinché si possa, a partire da beni confiscati, costruire il riscatto del Litorale Domitio e di Castel Volturno. Lo faremo cercando di far crescere sempre più la “rete”, promuovendo un volontariato sempre più organizzato, che chiede alle istituzioni di fare la propria parte, si mette in gioco e cerca di dare risposte più strutturate a quei bisogni inevasi e quelle “illibertà” diffuse che a Castel Volturno e nel Litorale Domitio continuano a crescere, a preoccupare, ma anche a mobilitare”.